Di Paolo De Leo
Il Giffoni Film Festival cresce ogni anno, ampliando i suoi spazi. Lo scorso anno è stata aperta la Sala Testimoni del Tempo, per le proiezioni delle giurie Elements, formate da bambini dai 3 ai 10 anni.
Quest’anno, grazie a un accordo triennale con l’Associazione Autistici Italiani, ogni giuria include due persone con autismo di livello 1. Questo rende il festival ancora più inclusivo.
Il fondatore ha creato uno spazio sicuro per ragazzi neurodivergenti, chiamato Quiet Place, in linea con il tema di quest’anno che invita all’accoglienza. Il Direttore del Giffoni Film Festival spiega cosa significa “diventare umani”:
Diventare umani vuol dire accogliere, ascoltare davvero e creare spazi dove ognuno possa essere sé stesso senza paura. A #Giffoni55 nasce Quiet Place – Il luogo della calma: un rifugio per bambini e ragazzi neurodivergenti, un segno di rispetto, attenzione e amore. Realizzato con il Gruppo Asperger Campania, con la consapevolezza che non c’è futuro senza inclusione e non c’è cultura senza umanità. Non è solo una stanza che accoglie. È un abbraccio. Una promessa. Una conquista culturale ed emotiva. Siamo orgogliosi di questa iniziativa e ringrazio il mio team per la passione dedicata a questo progetto in cui crediamo. Giffoni è e sarà sempre la casa di tutti i ragazzi. Nessuno escluso. Non c’è silenzio più potente e benefico di quello che accoglie, protegge e dà forza. Diventare umani è il nostro tema. Farlo davvero è la nostra missione.
Il visionario Claudio Gubitosi ha avuto questa idea negli anni ’70, quando a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, c’era solo una sala cinema. Oggi ha creato un vero polo culturale in un paese prima noto solo per le nocciole e pochi prodotti locali. Ha dato lavoro a persone della sua terra e dei paesi vicini, dimostrando due cose: che coinvolgere e formare giovani appassionati crea gratitudine duratura, perché hanno potuto studiare e lavorare vicino a casa; e che nel 2025 trovare lavoro in Italia è difficile, spesso i giovani devono andare via per avere opportunità. Gubitosi ha fatto in modo che almeno 100 famiglie lavorassero vicino a casa, tutto l’anno, vivendo felici, perché la cultura rende felici.
Oggi il festival potrebbe svolgersi ovunque in Italia, ma lui vuole che resti in Campania per valorizzare la sua terra.
Il primo anno si è sostenuto con i fondi raccolti dal paese, donazioni delle famiglie e il supporto della chiesa e dei preti che hanno creduto nel progetto. Insieme hanno creato quello che oggi è il fenomeno Giffoni, studiato in tesi di ogni livello scolastico. Quest’anno sono state discusse diverse tesi, sia universitarie che di scuola media e liceo, dedicate a questo fenomeno.
I bambini e ragazzi che partecipano per la prima volta, magari spinti da amici o compagni, vogliono tornare perché si creano legami con coetanei di tutto il mondo. Partecipando da piccoli, anche dai tre anni, si sviluppa una coscienza critica e una cultura completa.


