Ecco cosa pensa Longo sul prossimo Rettore dell’unisa, oltre alle parole dell’archeologo abbiamo raccolto anche le parole di uno studente

Di Paolo De Leo

Un campus che si risveglia, un’assemblea con oltre 800 persone, un clima nuovo fatto di confronto e voglia di cambiamento. È la descrizione che fa Fausto Longo, professore di Archeologia classica all’Università di Salerno, dopo l’incontro con i cinque candidati rettori.

«È stata una giornata bellissima – dice –. Dopo anni di silenzio, è tornata la voglia di partecipare e di sentirsi parte della comunità universitaria. Non solo per difendere il proprio settore, ma per far crescere tutto l’ateneo. Un movimento simile a quello che, all’inizio del millennio, ha trasformato Unisa da piccolo ateneo a realtà di medio-grandi dimensioni».

Una comunità che riflette sul futuro

Longo, che dirige anche la Scuola di Specializzazione interateneo in Beni archeologici Unisa-Orientale di Napoli, critica il sistema universitario attuale e la legge Gelmini, che secondo lui «in quindici anni ha portato a chiusura, autoreferenzialità e governi d’ateneo meno trasparenti».

Denuncia anche la precarietà diffusa tra i ricercatori: «Oggi ci sono più di 50.000 docenti abilitati che non trovano spazio nei concorsi. Una generazione bloccata, con poche prospettive di carriera e contratti che scadono senza pianificazione».

Longo critica anche la cattiva organizzazione interna: «Non si convocano più certi organi d’ateneo. Strutture come la Fondazione, il CLA o il Centro dell’Appennino Meridionale hanno perso il loro ruolo strategico. Nei dipartimenti manca la collaborazione. Fino a pochi mesi fa, nei corridoi universitari si sentiva solo frustrazione».

“Il rettore del futuro deve essere autorevole, competente, con una visione condivisa”

Secondo Longo, la candidatura a rettore deve essere più di un desiderio personale: «Chi guiderà l’ateneo avrà una grande

Il docente più adatto a questo ruolo, grazie al suo impegno nel promuovere l’autorevolezza dell’istituzione anche all’estero tramite convegni con istituti internazionali, è il Professore Pietro Campiglia. Campiglia collega efficacemente docenti e studenti, il vero cuore dell’Ateneo.

Gli altri candidati sono validi, ma mancano di esperienza internazionale, fondamentale per un’università che vuole dialogare e collaborare con l’estero. Solo Campiglia può già gestire questi rapporti, mentre gli altri dovrebbero costruirli da zero, un processo lungo e difficile.

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